Il panda a prima vista può sembrare un animale mite e tranquillo, ma non bisogna dimenticarsi che questo mammifero è un orso vero e proprio. Quindi meglio non innervosire un panda, altrimenti si potrebbe provare un’esperienza non proprio piacevole!

Ti starai chiedendo perché ti parlo di panda e della loro presunta “ferocia”? Semplice, Panda è anche il cognome di Navneet Panda. Questo signore è un ingegnere che lavora per Google e che ha sviluppato la tecnologia in grado di creare e implementare un algoritmo molto importante per il motore di ricerca di Mountain View.

Da questa implementazione ha preso vita un nuovo aggiornamento di Google, che venne introdotto per la prima volta nel febbraio 2011.

Ora, indovina il nome dell’aggiornamento? Esatto, è Panda!

Negli intenti di questo algoritmo vi è quello di escludere dai risultati di ricerca organici le “Content Farm”, ovvero siti di scarso valore contenenti, per lo più, contenuti copiati da altre risorse.

Gli aggiornamenti del Panda si sono susseguiti nel corso degli anni ed oggi uno degli aspetti più importanti da tenere in considerazione quando si pubblica un sito con molti contenuti, come potrebbe essere un e-commerce, è quello di offrire un’esperienza di navigazione di qualità.

consigli utili comandamenti per non aver paura del Panda!

Comandamenti per non aver paura del Panda update di Google

  • Non copiare dagli altri blog. Ti sembra facile costruire un blog aziendale copiando i contenuti dagli altri siti? Bene, questo è il primo metodo infallibile per assaporare la ferocia del Panda!
  • Non copiare le schede prodotto. Lo so, quando hai un e-commerce questa è la seccatura (o l’investimento) più importante. Se utilizzi le descrizioni dei fornitori, avrai la certezza matematica di NON posizionarti nei risultati organici di Google. Se realizzi delle descrizioni uniche e di valore, ti godrai la tenerezza del Panda.
  • Non creare un labirinto. La frequenza di rimbalzo, è uno dei parametri più importanti che ha Google, per capire se un sito è apprezzato o meno, dagli utenti.
  • ATTENZIONE: non si tratta della frequenza di rimbalzo che leggi nelle statistiche generiche di Google Analytics. Questo tipo di bounce rate si riferisce a quegli utenti che fanno una ricerca, cliccano su un risultato, entrano nel sito, non ci capiscono una mazza e quindi ritornano sulla SERP, per cliccare su un altro risultato (sperando sia migliore).
  • Cura le meta description di ogni pagina. La meta description non è un fattore di ranking diretto, ma indiretto. Questo perché non viene valutata dall’algoritmo di Google come fattore per il posizionamento, ma viene valutata dagli utenti quando leggono i risultati sulle SERPs di Google. Creare delle meta description che invitano l’utente ad entrare nel sito senza inganno, è il metodo migliore per ottenere un buon CTR (percentuale di click) che a sua volta è uno dei tanti fattori per il posizionamento.

Il Panda può presentare due facce, come nello strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Una dal lato buono, che premia chi segue le linee guida e si impegna per offrire un’esperienza di navigazione di qualità. L’altra dal lato cattivo e per certi versi, malvagio (anche in questo caso vige la regola “la legge non ammette ignoranza”) che deprezza i siti di scarsa qualità, oppure con contenuti duplicati volontariamente o come accade molto spesso con gli e-commerce, con superficialità.

Quindi ocio al Panda e buon lavoro!